Parco Archeologico
Il parco si configura dunque come un sistema assai articolato e ancora in fieri quanto alla possibilità di essere visitato nella sua totalità.
- L’area archeologica del Sodo
Ci troviamo in località Sodo, lungo la ss. 71 in direzione Arezzo, a circa 2 chilometri da Camucia e alle pendici di Cortona. Qui si trovano due dei tre tumuli funerari etruschi ancora oggi conservati, il Tumulo I e il Tumulo II del Sodo: l’attuale sistemazione delle strutture rende ben comprensibile la forma di questi monumenti, quella cioè di una piccola collinetta artificiale chiamata localmente “Melone” proprio perché richiama il frutto che esce maturo dal terreno. Proprietari e fondatori di questa tipologia di sepolture furono i principes del VI sec. a.C., i membri delle più importati famiglie della locale aristocrazia etrusca. Queste strutture monumentali poggiavano su un’ampia base circolare fatta di grosse pietre sopra la quale veniva poi eretta la tomba a camera; questa veniva realizzata come un vero appartamento, alzando quindi delle pareti per le camere funebri che si affacciavano su corridoi centrali e realizzando poi le coperture. Terminata questa fase, il tutto veniva interamente ricoperto di terra, a creare la forma tipica della collinetta, così da essere un chiaro e riconoscibile status symbol per la famiglia a cui apparteneva.
- Tumulo I
Il Tumulo I del Sodo è databile agli inizi del VI sec. a.C., intorno al 580-560, e fu scoperto nel 1909. Alla tomba si accede tramite un corridoio o dromos scoperto che conduce alla porta architravata di accesso alle cinque camere sepolcrali, di cui una centrale in fondo e le altre ai lati di un corridoio centrale. Nell’architrave della porta di comunicazione tra le due camere di sinistra è presente un’iscrizione dove è menzionato il proprietario ARNT MEFANATES che verso il IV secolo a.C. riutilizzò la tomba per sé e per la moglie VELIA HAPISNEI.
Dello straordinario corredo funerario che accompagnava i defunti etruschi nella loro dimora ultima non restano che pochi frammenti scampati ai saccheggi, tutti ora esposti al MAEC.
- Tumulo II
L’altro Tumulo (o Melone) del Sodo è una grandiosa opera architettonica databile al 580-560 a.C. e dal diametro di circa 60 m. La sua struttura si compone di due tombe e di un impressionante quanto scenografico avancorpo con scalinata in pietra arenaria. L’avancorpo è interpretabile come una piattaforma-altare ed è costituito da una scalinata di dieci gradini, ornata da una balaustra laterale scolpita e da un’ampia piattaforma soprastante, forse sede dell’altare ligneo. La balaustra presenta una ricca e raffinata decorazione a palmette monumentali, con le ante laterali della gradinata che terminano con le copie di due imponenti gruppi scultorei raffiguranti una lotta tra una leonessa e un guerriero (gli originali sono conservati al MAEC). Sull’altra sponda del Tumulo rispetto alla scalinata si aprono le due tombe a camera. La tomba 1, simile nell’aspetto alla tomba all’interno del Tumulo I, è coeva alla fondazione del tumulo e databile quindi anch’essa al 580-560 a.C. È caratterizzata da un lungo corridoio d’accesso che conduceva a due vestiboli consecutivi rettangolari, tramite i quali si aveva accesso a sei camere laterali (tre per lato) e alla camera principale di fondo. La chiusura a pseudo-volta delle camere funerarie è qui molto evidente, con le grandi lastre aggettanti che vengono progressivamente avvicinate fino ad essere chiuse da un ulteriore lastrone messo per verticale. Quel che resta del corredo funebre si conservata al MAEC.
Nel 1991 è stata individuata ed esplorata una seconda tomba (tomba 2), databile al 480 circa a.C., quindi posteriore di circa un secolo alla realizzazione della prima tomba e del tumulo stesso; essa ha una struttura architettonica completamente diversa dalle altre fin qui trovate sul territorio cortonese ed è costituita da due semplici camere consecutive.
Qui sono stati rinvenuti sarcofaghi in pietra fetida e urnette cinerarie oltre a un centinaio di pezzi di oreficeria di straordinaria qualità: vaghi di collane di vario genere, pendagli, orecchini e anelli.
- Necropoli orientalizzante
Sulla destra del Tumulo II nel 2005 è venuta alla luce parte della necropoli orientalizzante (cioè di VII-VI sec. a.C.), in maniera del tutto inaspettata dopo varie quanto vane ricerche. Durante gli scavi per lo spostamento dell’alveo del Rio Loreto, infatti – finalizzati a risolvere i problemi idrici del Tumulo II e a favorire una più agevole fruizione del parco archeologico del Sodo – sono emersi due circoli tombali, con sepolture a incinerazione inserite in un più vasto contesto archeologico, e le fondamenta di un vasto edificio, a circa 200 m. più a ovest. I due gruppi tombali risultano perimetrati da circoli di lastre in arenaria su una fondazione di lastre poste di taglio e rincalzate da ciottoli fluviali. Le numerose tombe ritrovate, in prevalenza del tipo “a cassetta” e a fossa, erano per lo più intatte e conservavano ancora in situ i corredi funerari; gli straordinari materiali, per lo più ceramici, recuperati in corso di scavo sono stati restaurati e sono attualmente esposti all’interno delle nuove sale del MAEC.
L’intera area è visitabile con un orario preciso per il quale è bene fare richiesta al MAEC.
- Tumulo François
A Camucia si trova uno dei tre tumuli etruschi monumentali di età orientalizzante, probabilmente il più antico; il suo nome dipende dallo scopritore, il famoso archeologo Alessandro François. Il tumulo di Camucia ospita due tombe. La prima, scoperta nel 1840, ripropone lo schema della casa con l’atrium, il tablinum diviso in due parti e le alae, rappresentate dalle cellette laterali, in una disposizione speculare che ha fatto pensare alla tomba di due fratelli.
La seconda, individuata nel 1964, si articola su un corridoio su cui si aprono le porte delle celle laterali: lo schema planimetrico generale appare più evoluto rispetto a quello della Tomba François e prelude alla planimetria delle tombe del II Melone del Sodo.
Visitabile su richiesta
- Tanella di Pitagora
Sempre a strutture funerarie ma meno imponenti pur se sempre di ottimo livello architettonico sono le Tanelle, tombe ellenistiche di fine III-II sec. a.C. La meglio conservata è la Tanella di Pitagora, che deve il proprio nome all’equivoco esistente nel passato tra i nomi di Cortona e Crotone, centro della Magna Grecia dove visse in realtà il filosofo Pitagora. La prima notizia che si ha su di essa è riferibile ad una visita di G. Vasari nel 1566. Al di sopra di un basamento circolare e circondata da un tamburo cilindrico di grossi blocchi di arenaria, è collocata una camera di forma rettangolare lungo le cui pareti si aprono i loculi che ospitavano le urne cinerarie, tre nella parete destra, uno solamente nella parete sinistra e due nella parete di fondo.
- La villa romana di Ossaia
Per completare il quadro dell’insediamento umano nell’antico territorio di Cortona segnaliamo la villa romana di Ossaia, una grandiosa villa rustica di età tardorepubblicana-imperiale il cui uso va dalla seconda metà del I sec. a.C. al V sec. d.C. Le indagini hanno restituito mosaici in bianco-nero e policromi (alcuni presso il Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona), parte delle strutture e molti reperti mobili.
L’area è tuttora oggetto di scavo archeologico e quindi è visitabile solo per brevi periodi e previa richiesta.
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